UFC – La Pasqua è passata, ma restiamo in tema. Le conferenze stampa di Kevin Holland sono come il Kinder Gran Sorpresa, non deludono mai. Al massimo lasciano perplessi. Molto perplessi. Ecco le sue risposte al media day di ieri in vista del main event di sabato:
Il piano qual è?
“Uccidere o essere uccisi. Andare a fare il mio lavoro, tornare a casa, passare tempo coi bambini e vedere che cosa mi riserverà il futuro. Sono qui solo per fare il mio lavoro, non mi interessano i tifosi occasionali che sono dalla mia parte solo quando le cose vanno bene.
L’ultimo match con Brunson? Qualcuno dirà che sono un illuso, ma come c***o si può dare la vittoria a uno che tiene la posizione a terra senza fare niente per 25 minuti e quando c***o ci fai alzare? Così è. Ci sono match del passato come Till vs. Woodley e lì si vede l’arbitro che separa i fighter quando non c’è azione, ma io sono a terra, ho bloccato l’avversario e non ci fanno alzare. Cosa ho imparato? Farò come ha detto mio figlio. Mi ha detto “Papà, non farti più sc****e”. Non ho nemmeno un rimpianto riguardo a quel match. Ho visto le reazioni della gente e sono di nuovo qui in short notice a dare al pubblico quello che vuole. Ecco cosa va fatto, perché è il pubblico che mi paga le bollette.
Quelli più arrabbiati sono quelli che avevano scommesso su di me. Che vi devo dire, scommettete su Marvin. Le persone che mi stanno vicine, che si fidano di me, punteranno su di me e porteranno a casa i soldi che hanno perso l’ultima volta.
La UFC non è stata felice della mia prestazione. Dana non vedeva l’ora che facessi certe cose a Brunson perché avrei portato più soldi, quindi capisco la sua rabbia. Lo capisco al 100%, è stato sincero con me e io ho tenuto le orecchie aperte. Non mi aspettavo di tornare subito in un main event, ma è una situazione particolare e l’azienda sa che se hanno bisogno di qualcuno in short notice io ci sono.”
Ti dispiace non poter parlare con Marvin ancora di più?
“No, lo farò comunque, lo farò in gabbia. Mi divertirò con lui. Sono già entrato nella testa di Marvin. Quando combatteremo vi farò capire quello che intendo. Darò sempre spettacolo, non starò zitto. Questo è quello che sono. Vedremo di fare un lavoro solido e continuo con qualche parola in meno. Se la gente vuole questo, questo è quello che avrà.
Le reazioni del pubblico dopo l’ultimo match non mi hanno dato fastidio, sono le MMA, so quello che mi aspetta. Lo sport è giovane, ci sono tanti nuovi fan e non sanno esattamente quello che vogliono. Dicano quello che vogliono. Nessuno di loro paga personalmente il mio stipendio e nessuno me lo direbbe in faccia quindi amen. I fan non sanno quello che vogliono o non vogliono finché non lo ottengono, come con qualsiasi prodotto.
Avere una possibilità di “redenzione” subito dopo aver fatto arrabbiare il capo è molto bello, sta a me sfruttarla. Ma a tutti quelli che dicono che ho tante cose da correggere dico: andate a rivedere il match, Brunson non ha fatto niente di niente. Quello più attivo ero io, anche dalla schiena. Lui si appoggiava, io lo colpivo.”
Cosa ti aspetti da Vettori?
“Come Brunson, la sua ultima sconfitta è arrivata contro l’attuale campione, parliamo di alti livelli. Credo che Vettori sia un giovane che ha capito quello che vuole, quindi buon per lui e complimenti a lui. Sicuramente siamo due persone molto diverse. Quello che penso di lui a come persona e come fighter non importa finché non entriamo in gabbia e gli faccio saltare la testa.”
Cosa pensi delle parole di Vettori su Till?
“Till non ha finto l’infortunio, credo che in UFC nessuno lo faccia. Marvin Vettori ha sempre molto da dire, vi ha detto di quando eravamo a Jacksonville e piangeva perché pensava che io e il mio team volessimo pestarlo? Ah, non ve l’ha detto? La prossima volta che vedete Marvin ditegli di raccontare i fatti e lasciar perdere queste c****te. Till sta passando un brutto momento, Marvin dovrebbe stare zitto e lasciarlo in pace mentre guarisce. Potrà affrontarlo dopo. Marvin si lamenta un sacco ma non c’è nulla di cui lamentarsi. Se Darren sta male, sta male. Se non è qui è perché non può essere qui. Non sappiamo cosa sta passando, quindi chiudi quella c***o di bocca.”
Puoi parlarci di cosa è successo a UFC Jacksonville?
“Era l’evento in cui il suo match era stato annullato. Io mi sono fatto avanti per affrontarlo e lui imprecava perché non mi ero fatto avanti. Beh, eccomi qui a fare la stessa cosa cosa ne pensate? Chi ha ragione e chi ha torto? Non stavamo per picchiarlo, aveva solo paura che lo facessimo. Il mio team mi diceva di calmarmi, io ero gasato perché avevo appena vinto il mio match e lui urlava, arrabbiatissimo perché non aveva combattuto con me. E parla di Till che non può combattere. Fate l’alcol test a Marvin Vettori, beve troppo.”
Come sei arrivato ad avere questo match?
“Semplicissimo. Il mio coach mi ha chiamato, mi ha detto che c’era questa possibilità e io ho detto “Ottima idea.”
Avevi detto che prima di tornare in gabbia sarebbe stata una buona idea lavorare su alcune cose. Hai esitato prima di accettare il match?
“Ho detto che sarebbe stata una buona idea lavorare su alcune cose, ma non ho detto che avevo voglia di lavorarci. Non ho voglia di lavorare. Voglio andare a casa, farmi una canna e rilassarmi, combatto senza sosta. La cosa migliore è farsi avanti quando te la UFC te lo chiede. Devo lavorare più sul mio wrestling difensivo che offensivo, ho portato a terra uno che non era mai stato portato a terra. Boh. Ci lavorerò sabato pomeriggio, poi mangerò e troverò il primo volo per tornare a casa. Non ho problemi con questo orario, comunque.
Solo quelli che hanno scommesso su di me sono arrabbiati. Io no. Brunson me l’ha appoggiato, ma non sono andato KO, non mi ha dominato, non mi ha fatto niente. Ho ancora l’inerzia dalla mia.
Sono cresciuto coi miei nonni che avevano un’attività. Capisco il mondo degli affari. Brunson non è buono per la UFC quindi il mio scopo è ottenere un rematch e mandarlo in pensione.”
Che dire, Big Mouth regala analisi quantomeno interessanti, che parli del passato, del presente o del futuro. A voi l’intervista in inglese.
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