UFC – L’11 luglio 2015 non era una notte troppo diversa dalle altre. Era la notte di Conor McGregor vs Chad Mendes, nel main event di UFC 189.
Il mondo intero aspettava quel momento, inconsapevole del fatto che non sarebbe stato quello l’incontro più iconico dell’ultimo decennio.
Nel co – main event c’è un incontro molto rilevante per le 170lb, ed è valido per il titolo. Robbie Lawler vs Rory MacDonald 2.
Una prima ripresa fatta di buoni scambi passa in fretta, ma è nel secondo e terzo round che MacDonald inizia a prendere il ritmo mostrando tutto il suo arsenale: Superman punch, calci ad ascia, gomitate alla corta distanza. D’altronde proviene dalla Tristar Gym, storica palestra del leggendario GSP, che gli è amico e compagno.
Ma c’è una cosa che lo fa connettere più delle altre. Gli high kick. Uno in particolare, scuote il campione, che barcolla verso la gabbia.
Rory a quel punto ci fa vedere quanto sia tecnicamente meraviglioso, tempestandolo con una delle combinazioni di colpi più variegata mai viste.
Ma è qui che si compie quella che possiamo definire l’essenza delle MMA. La scena che racchiude forse la disciplina stessa. Ad un secondo dalla fine del quarto round, Robby Lawler in difficoltà, tira su la testa e sputa per terra quella che è una nuvola di sangue. La sirena suona e lui si ferma lì, in piedi, coperto di sangue, con lo sguardo fiero davanti al suo avversario come per dire “Hey sono in difficoltà ma ci sono ancora”. Rory MacDonald rende omaggio al suo soprannome “Red king”, il re rosso come il sangue di cui è intriso e ricambia lo sguardo, carico di animosità agonistica che sembra voler dire “Sono pronto a morire qui dentro”.
E i due restano così, uno di fronte all’altro, per qualche secondo che sembra infinito. Serve l’arbitro “Big” John McCarthy, per interrompere quegli sguardi così ardentemente coraggiosi. Mai sino ad allora ho assistito ad un momento così intenso di pura emozione e rispetto reciproco.
Il quinto round è l’ultimo ed è quello che porterà, con l’uso dell’hand trap con il braccio anteriore, a far trovare il diretto sinistro che farà chiudere il match al campione.
Una tale battaglia sancisce questo match come uno dei più belli della storia, facendo uscire entrambi come vincitori indelebili nel tempo, anche se, dopo aver lasciato tutto in quell’ottagono nessuno dei due, sarà mai più lo stesso.
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