UFC, Rose Namajunas è quanto di più bello potesse accadere alle MMA

UFC – Rose Namajunas ce l’ha fatta. È la prima fighter donna della storia a riprendersi il titolo dopo averlo perso. 

Da anni ormai, non ci sono dubbi sulle enormi potenzialità di Thug Rose, specialmente da quando ha iniziato a vincere e finalizzare anche per TKO/KO, considerando che inizialmente era vista come una specialista delle sottomissioni piuttosto monodimensionale, con 5 vittorie per sottomissione nel suo record di 10-4. 

Tra gli insegnamenti di Pat Barry (ex fighter UFC, suo fidanzato) e Trevor Wittman però, negli ultimi anni è diventata in assoluto la donna col footwork più bello del roaster UFC, nonché una macchina da KO. 

La vittoria su Joanna di UFC 217 è stata la sua prima finalizzazione per knockout, ed è annoverato come uno dei KO più inaspettati, essendo stata Rose tremendamente sfavorita in quel match, ed è da lì che chiunque ha iniziato a segnarsi il suo nome. Dopodiché, una difesa titolata nel rematch con la stessa Joanna, vinta per decisione, poi la perdita del titolo contro Jessica Andrade a UFC 237 per uno slam controverso, successivamente vendicato in un rematch vinto per split decision un anno dopo. 

 

La nuova title shot

Sabato scorso, una nuova title shot contro la fortissima e fin lì infallibile Zhang Weili, ed i preparativi del match non sono stati così tranquilli (ma di questo parleremo tra poco). L’abbiamo vista danzare e fluttuare per il centro dell’ottagono come al solito, fin quando a circa un minuto dall’inizio del match non ha sferrato un head kick che ha mandato giù la campionessa cinese, poi finalizzata con qualche hammer fist. Salti di gioia, lacrime e soprattutto conferme. Thug Rose è di nuovo campionessa dei pesi paglia UFC. 

La Weili ha protestato per uno stop prematuro, ma personalmente credo sia stato piuttosto preciso: l’arbitro deve salvaguardare la salute degli atleti e per la situazione che si era creata, probabilmente l’atleta cinese avrebbe potuto perdere i sensi pochi secondi dopo. 

L’intervista post match della nostra Rose invece, ha fatto commuovere un po’ tutti, Joe Rogan compreso. La campionessa di origini lituane era emozionatissima, in lacrime e piacevolmente convinta di sé stessa. Mentre Bruce Buffer annunciava il suo nome e record, si vedeva la protagonista di questo articolo ripetere compulsivamente “I’m the best”. Dopo il match il suo fidanzato Pat Barry gliel’ha ribadito e nell’intervista post match, dopo che Joe Rogan l’ha fomentato, Rose ha ribadito il concetto. 

 

Noi siamo d’accordo, il mondo è d’accordo e finalmente lo è anche Rose Namajunas.

La cosa che più stupisce infatti, è l’evidente ambivalenza antitetica che l’ha sempre contraddistinta tra attitudine e performance.

Agli occhi di tutti sembra (e probabilmente è) un individuo fragile, dentro l’ottagono invece, con eleganza, distrugge. 

La chiave del successo della Namajunas probabilmente è proprio la ricerca costante di autostima e senso di autoefficacia, oltre che le innumerevoli strategie messe in atto per contrastare la pressione e le difficoltà. Mi viene in mente ad esempio, quando nel face off contro Joanna, mentre la polacca la insultava e provocava, ha iniziato ha ripetere in silenzio il Padre Nostro, congelando con lo sguardo l’avversaria e rimanendo impassibile. In psicologia, questi meccanismi di contrasto ed adattamento alle difficoltà, si chiamano strategie di coping, e Thug Rose sembra esserne un’esperta.

 

UFC, la vita non è stata così docile con Rose Namajunas

Nata in una famiglia evasa dalla dittatura sovietica in Lituania, ha vissuto situazioni psicopatologiche molto significative in famiglia: il bisnonno fu ucciso dal KGB nel 1968 ed il padre, traumatizzato dall’avvenimento e dalla vita militare, ha vissuto il resto della sua vita combattendo contro la depressione e la schizofrenia. La madre è un’affermata pianista e Rose ne ha ereditato il talento. Il nonno era un wrestler di successo nell’URSS, mentre il fratello, pianista anche lui, ha esordito di recente nel mondo delle MMA.

È ben noto alla scienza, oltre che ad un minimo di intuito, quanto vivere la propria infanzia e giovinezza con un trauma famigliare ed un genitore affetto da disturbi, possa condizionare, sia cognitivamente che geneticamente, la salute mentale di un individuo. Ma Rose Namajunas, grazie a se stessa e ad un pizzico di fortuna, è sempre stato un individuo in grado di adattarsi e fronteggiare questo tipo di dinamiche sfavorevoli. Il suo nickname “Thug” le fu infatti affibbiato dagli amici in infanzia per la sua attitudine caparbia, dura e impavida, in quanto, nonostante fosse fisicamente esile e la più piccola d’età, ha sempre mostrato le cosiddette palle quadrate.

Ciò che si cela dietro la sua forza

Non stupiscono quindi tante cose, innanzitutto le dichiarazioni anticomuniste prima del match contro Weili, definite poi assolutamente non rivolte all’avversaria nello specifico, ma verso l’ideale rosso in sé, visti tutti gli orrori compiuti nei confronti della sua famiglia. Secondo poi, l’ambivalenza della Namajunas: fragile, provata dalla vita e dalle difficoltà, ma terribilmente pronta ad adattarsi, modellarsi ed opporsi ad ogni situazione, dentro e fuori l’ottagono. E oltre ai suoi meriti ci sono anche quelli di chi le è dietro: Trevor Wittman, allenatore tra l’altro di Justin Gaethje e Kamaru Usman, e il suo fidanzato Pat Barry, che oltre ad allenarla le fanno anche da ineccepibili mental coach, nonostante verso Barry ci sia un’antipatia generale e un po’ di controversie a causa dell’età che aveva Namajunas quando si iniziarono a frequentare, 15, contrapposti ai suoi 28. 

UFC – Thug Rose è uno degli esempi più belli delle MMA

In conclusione, Thug Rose Namajunas è uno degli esempi più belli che le MMA possano avere, vista l’incredibile forza mentale e la sua sensibilità verso la tematica della salute mentale. Il tutto, annesso ad uno stile unico, complesso, tecnico e assolutamente bello da vedere, la rendono una dei campioni più apprezzabili di sempre, nonché la potenziale GOAT dei pesi paglia femminili, anche se ha decisamente ancora da dimostrare. 

In futuro, direi che un rematch con la Weili possa assolutamente essere la prova da affrontare, considerando la piccola controversia dello stop dell’arbitro e soprattutto la tempistica fulminea del KO, arrivato nel primo minuto del primo round, dove pochissimi fighter riescono già ad entrare con la testa nel match. 

Thug Rose!

Written by Livio Ricciardi
Livio Ricciardi, classe 1998. Studente di Psicologia e Processi Sociali all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", influencer, cantante, stand-up comedian ma soprattutto appassionato e praticante di MMA. Però giuro che non mi prendo così sul serio.

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