UFC: come la perdita della figlia ha cambiato la carriera di Walt Harris

UFC – La prima volta che notai Walt Harris, a Las Vegas per UFC 197, mi colpì il suo dualismo. Mi fece strano vedere quel sorriso smagliante su di un gigante.
Quel ragazzone di 1,96, era un osso duro. Mani pesanti, lento e lineare, southpaw.
E come ogni mancino, risulta quasi banale nell’applicazione degli angoli.
Si fa strada Walt.

Da giugno 2018 a luglio 2019 arriva a inanellare quattro vittorie consecutive (una diventata no contest).

Il 24 ottobre 2019 però, arriva una notizia che prosciugherebbe l’anima a chiunque.
La figlia scompare.
Il 6 novembre 2019, il dipartimento di polizia di Auburn rilascia i filmati di sorveglianza di un minimarket di Auburn, identificando la persona sospettata della scomparsa, come Ibraheem Yazeed, un recidivo. Il 20 novembre 2019, Yazeed fu accusato di rapimento di primo grado in un tribunale dell’Alabama.
Il 25 novembre 2019 un procuratore distrettuale dell’Alabama annunciò di aver trovato i resti di una ragazza che corrispose a Aniah Blanchard nella vicina contea di Macon.

Nessuno, se non chi ci è passato, può immaginare cosa si provi in quei momenti. Nell’élite mondiale dove ogni particolare è influente, non ci è dato sapere quanto possa aver pesato nella mente di un atleta.
Provo a sognare in quanti allenamenti Walt abbia pensato a lei.
Provo a immaginare il dolore e la rabbia che canalizzandosi in un obbiettivo, si trasformano in energia motrice, come nei più sofisticati propulsori di Formula 1.

Infatti Harris, è così che risponde alle domande di Megan Olivi prima del ritorno UFC“È fondamentale per noi. Ci ha dato sollievo nel dramma quotidiano che viviamo. Mi ha dato l’occasione di tornare a fare quello che amo di più. Quello che mia figlia voleva vedermi fare. Era la mia prima tifosa. Questa è stata la mia principale motivazione durante tutto il camp. Quando non me la sentivo di alzarmi dal letto, ho pensato a lei per motivarmi sentendo la sua voce “Forza papà. Spingi. Spingi.” Sento una forza speciale. Sento di poter sfondare un muro, di poter fare qualsiasi cosa. Quando sarò in quell’ottagono tutto si farà più intenso sapendo che lei è al mio fianco e veglia su di me.”

Walt torna il 16 maggio 2020. È il main event. UFC on ESPN: Alistair  Overeem vs. Walt Harris.
L’avversario è un veterano di élite mondiale. E infatti parte bene Walt, impone i suoi angoli, fa sentire il sinistro, fa sentire i suoi colpi pesanti.
Come ogni southpaw, fa sentire il suo essere southpaw. I colpi entrano, e mettono al tappeto Overeem, che subisce un violento ground & pound. Il round finisce.
Alistair sembra aver recuperato, lo studia, poi fa partire un high kick che entra preciso e potente. È furente.
Questa volta è lui a mettere il ground & pound, preciso, potente, è un dominio totale.
Harris sembra non rispondere e all’ennesimo “fight back”, l’arbitro interrompe.

Walt Harris ha perso. Non è riuscito a vincere per sua figlia.

Ma a quel punto Alistair Overeem, fa una cosa che rimarrà nell’immaginario collettivo a lungo. Si inginocchia e abbraccia Harris, conscio che la sconfitta appena subita, va oltre lo sport. Forse, quella sconfitta aveva infranto una promessa. Una promessa fatta tra, sangue, sudore, rabbia, rancore e frustrazione.
Ma questa scena non può non essere apprezzata da ogni marzialista, perché è intrisa di rispetto e sportiva amicizia.

E fu in quel preciso momento che mi venne in mente una frase del Poema di Gilgamesh, che sembra descrivere chirurgicamente questa scena.
“Mise il piede avanti e impedì a Gilgamesh di entrare in casa, e così vennero alle prese, tenendosi l’un l’altro come tori. Ruppero gli stipiti, i muri tremarono. Sbuffavano come tori avvinghiati. Gilgamesh piegò il ginocchio, il piede piantato a terra, e con un colpo Enkidu fu rovesciato a terra. Subito allora si placò la sua furia. Così, Gilgamesh e Enkidu si abbracciarono e la loro amicizia fu suggellata.”

Cinque mesi dopo torna a UFC 254, ma si trova un ostacolo così duro che non riesce a superare. Alexander Volkov.

Harris oggi ha 35 anni e forse, ahimè, la strada sarà sempre più difficile. Non poca è la forza che serve a sollevarsi da un dolore così. Questo sabato a UFC Fight Night 189, si troverà davanti Marcin Tybura.
Noi, dal profondo, ci auguriamo tutti che possa alzare lo stendardo vincente per sua figlia, almeno una volta, oppure capire se purtroppo questa tragedia, ha cambiato la sua vita sportiva per sempre.

Published
2 anni ago
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Written by Gianmarco Frassi
Da praticante di pugilato e muay thai, mi avvicino alle MMA nel 2006, e ne sono subito stregato, tanto da provare anche il BJJ. Uno sport che è affascinante per la sua totalità. Così completo da essere quanto di più vicino a uno scontro in natura. Perché la lotta è insita nell’uomo, tanto da trovare le fondamenta, nelle profondità della storia.

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