UFC | Grafica a cura di Emanuele Girlanda – Leonardo Damiani è un fighter tosto, davvero tosto. Un atleta che ha debuttato soltanto sei anni fa nelle MMA professionistiche, ma che è già imbattuto da 4. E senza match di comodo, con gli ostacoli che gli si sono parati di fronte che sono puntualmente stati spazzati di via da una mentalità fuori dal comune ed una esplosività davvero poco comune tra i welter del panorama europeo – e non solo -.
Avrò visto combattere Leonardo 3-4 volte almeno, qui in Italia: negli eventi che contavano, lui c’era. Nella sua ultima sconfitta, quella contro John Maguire di oltre 4 anni fa, va detto che Leonardo arrivava praticamente da subentrato a pochi giorni dal match. Al Venkon 2, di fatto, Damiani salvò il main event subentrando come sfidante per l’atleta inglese, che qualche anno priva si era fatto valere in UFC.
Il Leonardo Damiani di adesso è un fighter totalmente rivoluzionato, e più maturo sia sportivamente che umanamente. E che il 31 agosto debutterà ufficialmente alla Dana White Contender Series, anticamera di UFC, contro l’imbattuto atleta statunitense A.J. Fletcher. Inutile, però, tediarvi oltremodo per cui godetevi l’intervista che gli abbiamo sottoposto!
1) Bella Leo, benvenuto su Twister! Partiamo subito forte: come e quando hai saputo che saresti andato alla Dana White Contender Series? E soprattutto: dov’eri quando hai ricevuto la notizia?
“Ho saputo il tutto il 14 aprile, ero praticamente a Raffa di Puegnago (provincia di Brescia) davanti al centro di elettrostimolazione Body Elite. Stavo aspettando il mio preparatore atletico per una seduta di ms e basta, è stata una veramente una bellissima notizia ed ho cominciato a chiamare tutte le persone che mi stanno accanto, come la mia ragazza, la famiglia e i vari coach”.
2) Il tuo avversario è imbattuto, e nella sua visione rappresenti l’ultimo ostacolo per l’ingresso in UFC. Hai già visto qualcosa di lui? Che match ti aspetti stilisticamente parlando?
“Ricordati, Massi, e chiunque che è lui il mio ultimo ostacolo per entrare in UFC e non il contrario. Chiaramente ho già visto qualcosa su di lui, mi aspetto un match duro. Le caratteristiche fisiche sono molto simili alle mie, ovviamente penso di essere un fighter con più esperienza. Mi sto preparando alla guerra e non sarà certo A.J. Fletcher ad allontanarmi dal mio sogno. Quindi farò di tutto per finalizzarlo prima del terzo round!”.
3) Sei passato ormai da un paio di mesi all’Aurora MMA dei coach Lorenzo Borgomeo e Riccardo Carfagna, che sta ormai creando una vera e propria rete che unisce i migliori pro e semipro italiani. Che puoi dirci al riguardo? Che ambiente hai trovato?
“Sì, ho deciso di passare in Aurora sotto la guida di coach Lorenzo Borgomeo. Vorrei però ricordare che la mia bandiera è Aurora ma mi alleno attivamente alla Underdog Combat Sport di Brescia perché sono di Brescia, non di Roma. Inoltre ho dalla mia parte un fratello, nonché un coach incredibile oltre a Lorenzo Borgomeo (grazie a Dio ho trovato un coach come lui) che è Andrea Fontana della Underdog, che è colui che mi segue per la parte di striking e che mi ha trasformato nell’ultimo periodo. Successivamente, per la parte a terra nel BJJ mi sono affidato a Nicola Ferrari e attualmente ho anche un coach di thai che mi aiuta nelle fasi di clinch, ginocchiate e gomitate che si chiama Fausto Bracchi. Oltre ad essere sotto alla bandiera Aurora ed oltre all’allenarmi all’Underdog con tutte queste figure, naturalmente sono sempre e comunque a far sparring all’ESMA di Verona. E’ vero, l’Aurora ci ha unito tutti ma le mie due seconde case sono Underdog ed Esma dove mi alleno attivamente. Coach Borgomeo sale verso Brescia e Roma e, quando riesco, vado io lì. Non sono attivamente a Roma per questioni di lavoro e vita personale, ma insomma sono questi i miei team. In Aurora ho trovato un ambiente stupendo, conoscevo già i ragazzi essendo stato lì in passato. Abbiamo creato davvero un gran gruppo, l’unione fa la forza e grazie alle strutture tra Brescia e Verona mancava l’head coach Lorenzo Borgomeo che raccordasse il tutto“.
4) Sei ormai un pro da circa 6 anni, che sono già tantissimi nelle MMA italiane: hai quindi vissuto più epoche della storia dello sport qui da noi. Che idea ti sei fatto sulla crescita del movimento e sull’evoluzione dei fighter italiani?
“Son già sei anni? Cazzo, vola il tempo (ride, ndr). Il movimento è sicuramente cresciuto, questa pandemia ha sicuramente rallentato il tutto ma abbiamo già un portabandiera come Marvin Vettori che oltreoceano sta scrivendo la storia e questo mi dà una carica pazzesca perché voglio essere là con lui! Adesso è ora di farsi valere, ci siam sempre fatti valere perché io non sono mai stato uno di quelli che sale sul carro del vincitore solo quando l’italiano vince e quando perde gli dà addosso. Ormai i social funzionano un po’ così, d’altronde. Credo così tanto nel movimento italiano, nei coach che ho accanto e che sono bresciani, veronesi e romani… l’Italia può dar tanto anche se ci si allena qui, a casa. Non bisogna per forza emigrare e spendere miliardi in giro per allenarsi. Ogni tanto il camp fa bene, fa bene cambiare sparring partner, ma quando si hanno gruppi grandi come Underdog, Aurora ed ESMA non ci sono più problemi sui fronti sparring, coach e vari camp all’estero. Questo deve esser chiaro: sono made in Italy, mi alleno solo con gente italiana, credo che il movimento con questa idea crescerà molto di più. Lo dico con tutto il rispetto per chi si trasferisce all’estero e può farlo, avendone le possibilità. Penso, però, che qui non ci manchi nulla”.
5) Sei imbattuto da quasi 4 anni, e sei probabilmente uno dei fighter che più è cresciuto tecnicamente, fisicamente e anche caratterialmente? Quando e dove hai capito che stava per arrivare la svolta e che era questo che volevi fare nella vita?
“Sono imbattuto sin dal match con John Maguire (ex UFC, ndr), questo grazie come ho già detto al mio coach di striking Andrea Fontana che mi ha cambiato totalmente lo stile dandomi più fantasia ed una open mind che prima non avevo ed i risultati parlano da sé. Oltre a questo, sono andato nel team di Nicola Ferrari che mi ha aperto ulteriormente la mente rendendomi più performante a terra. Nell’ultimo match, poi, mi sono unito a Fausto Bricchi per la parte di thai e i risultati si vedranno nel prossimo match. La svolta? Ho capito che stava arrivando dopo l’ernia cervicale, nel 2018. Ho cercato di recuperare al 110%, e fatto ciò mi sentivo molto pronto e desideroso di tornare in gabbia. Ho capito che questa sarebbe stata la mia vita perché, ogni volta che cercavo un lavoro sentivo che mi mancava un qualcosa allenandomi sono la sera. Sono predisposto, non mi pesa allenarmi più volte al giorno, mi piace. Non lo faccio con fatica, non tanto dal punto di vista muscolare e fisico quanto proprio sul fronte mentale. Credo poi che, dopo la vittoria di Dubai, sia scaturito in me il pensiero di proseguire questo sogno fino in fondo“.
6) Per quei poveri stolti che non ti conoscono: che tipo di fighter sei? Io, che ti ho visto combattere più volte negli anni posso dire che probabilmente sei uno dei pochi fighter italiani davvero completi, bravo in tutto ed esplosivo in piedi e a terra. In quale aspetto del combattimento ti trovi meglio?
“Mah, attualmente mi definisco un fighter completo. Sono partito come uno sbraccione ed un buon grappler che tirava colpi pesanti e finalizzava a terra gli avversari, ma ho fatto dei passi da gigante grazie alle persone che mi stanno accanto in ogni aspetto del combattimento. Mi ritengo esplosivo sia a terra che in piedi, cerco sempre di dare il massimo nei miei match e provo a creare sempre un bello show. Non c’è un aspetto dove mi trovo meglio, mi sento sicuro tanto in piedi quanto a parete, sino allo striking. Ti dirò, però, che ultimamente mi piace scassar le teste con gli overhand (ride, ndr)”.
7) Proviamo a fare, con tutta la scaramanzia del mondo, un attimo un salto in avanti: arrivassi in UFC dopo questo match, quale avversario ti piacerebbe affrontare al debutto?
“Non ti nego che un po’ mi son toccato, per scaramanzia. Mi piacerebbe affrontare i più tosti della divisione in UFC, per dire con Mike Perry sarebbe un match 100% ignorante che finirebbe col KO di uno dei due. Mi piace molto Vicente Luque, che oltre ad essere molto tecnico e molto preciso ha un ottimo striking ed un altrettanto ottimo BJJ. Il sogno sarebbe andare contro Gilbert Burns, che ha davvero la mia stima ed è un fighter incredibile. Ti do questi tre nomi, poi ovviamente non son lì per far parte della storia, ma per scriverne un pezzetto. Quindi cerchiamo di portare avanti questo sogno!”.
8) Hai spazio libero: se c’è qualcosa che vuoi dire al pubblico italiano, ai tuoi compagni di team, al tuo avversario, a chiunque: vai. E grazie per il tempo che ci hai concesso!
“Al pubblico italiano voglio sicuramente dire di seguirmi sui social e sulle varie piattaforme in modo tale da sostenermi al meglio. A tutti i miei compagni di team o a tutti gli atleti che stanno condividendo con me questo percorso dico di non mollare mai, perché gli ostacoli son fatti per essere superati. Questo è uno sport in cui, purtroppo, i sacrifici si devono fare e i sacrifici si devono fare. Bisogna mettersi con la testa bassa e lavorare sodo, solo così si raggiungono i giusti obiettivi. Al mio avversario dico che spero solo si prepari bene come mi sto preparando io e ringrazio voi per queste domande e per questa opportunità”.
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