UFC: come e cosa possono insegnarci le sconfitte di Adesanya nella kickboxing

UFC – Siamo a pochissimi giorni da quello che è di gran lunga l’evento UFC più importante della storia per le MMA italiche. Questo sabato infatti, come speriamo sappiano ormai anche i sassi, Marvin Vettori avrà l’opportunità di strappare la cintura dei pesi medi UFC ad Israel Adesanya. Una missione difficilissima, certo, ma non impossibile.

UFC: ‘Adesanya è scarso a terra’? Ni.

Parliamoci chiaro: Israel Adesanya è un atleta fortissimo, e per chi scrive guardare solo all’ultima sconfitta patita da Jan Blachowicz come possibile chiave per la vittoria è una grave semplificazione. Mi sembra molto riduttivo per il neozelandese considerarlo un fighter incapace di lottare a terra. É palese che ground game e wrestling non siano il suo forte, ma nella transizione alle MMA ha sviluppato delle skills difensive su takedown e lotta a terra assolutamente efficaci.

Basta vedere l’esito del primo match in UFC tra Adesanya e Marvin per rendersene conto. Marvin nel terzo round è riuscito a portare e tenere a terra ‘the Last Stylebender’ per più di di tre minuti, per poi controllarlo a parete ed in fase di scramble nelle fasi successive. Tuttavia non è riuscito a mettere colpi significativi né a trovare spazio per una finalizzazione, consentendo ad Izzy di tornare al centro dell’ottagono e scambiare nell’ultimo minuto del match. Quest’ultima fase probabilmente è stata decisiva ai fini del verdetto.

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Una sconfitta da non prendere a modello

Penso quindi che il maggior successo di Jan Blachowicz nelle fasi a terra contro Adesanya sia da spiegare con una variabile piuttosto ovvia: il polacco è, ecco, fortissimo fisicamente. Il neozelandese quindi non soltanto si è trovato ad affrontare un matchup di per sé scomodissimo, ma lo ha fatto in una categoria di peso che non gli appartiene. Nonostante il gap di peso e forza in termini assoluti (ricordiamo che oltre ad un ottimo wrestling Blachowicz ha delle mani davvero pesanti), il polacco non è riuscito a vincere prima del limite.

Tutto questo per dire che a mio avviso puntare tutto sul dominio a terra come gameplan, pensando ad esempio di replicare lo schema utilizzato contro Holland, può essere un autogol per Marvin. Adesanya, per quanto temibile, ha i suoi limiti anche come striker. Ha perso 5 volte in carriera nella kickboxing, di cui una per KO, ed analizzare il modo in cui le sue sconfitte sono maturate può essere molto utile per Marvin.

Regola numero uno: non abboccare alle finte!

Partiamo da una rapida analisi dello striking di Izzy. Pur essendo molto abile a colpire di rimessa, non può essere considerato un counterstriker puro alla Anderson Silva. Adesanya è un maestro nel controllo della distanza, un’arte che gli consente di sfruttare al massimo le sue caratteristiche fisiche. Uno dei modi  in cui ama controllare l’avversario è l’uso continuo di finte, soprattuto d’anca, spingendolo ad una reazione difensiva per poi piazzare un 1-2 di braccia oppure cambiare guardia e calciare con l’altra gamba. Questo modus operandi per avere successo ha bisogno di una reazione da parte dell’avversario. Se questa non arriva, Adesanya perde un vantaggio significativo: si trova costretto a prendere l’iniziativa ‘alla cieca’ oppure ad aspettare l’avversario. Blachowicz lo aveva capito perfettamente e a costo di uccidere il ritmo del match non ha concesso facili aperture ad Adesanya. In parte, anche Marvin nel primo match era riuscito a contenere questa strategia.

Regola numero due: pressione, pressione, pressione!

Per un fighter tecnico come Adesanya, poter scegliere la tecnica ed il bersaglio giusto per ogni attacco è fondamentale. Un’altra strategia vincente per impedirglielo è la pressione: Izzy ha sempre sofferto contro i cosiddetti technical brawlers, i fighters che cercano di soffocare l’iniziativa avversaria con aggressività e volume di colpi. É chiaro che quando ci si ritrova costretti a scambiare nella corta distanza il gap tecnico viene livellato ed il match può premiare l’atleta con più benzina in corpo. Inoltre, negli scambi ‘in the pocket’ gli atleti estremamente longilinei come Adesanya sono penalizzati anche dal punto di vista della potenza dei colpi. Alex Pereira è riuscito per due volte ad avere la meglio su Izzy in questo modo, mandandolo addirittura KO nel loro secondo incontro. Anche Rob Whittaker, pur essendo stato sconfitto, aveva creato non pochi problemi al neozelandese.

É chiaro che Marvin ed il suo team avranno già analizzato nei minimi dettagli lo stile di Israel Adesanya centinaia di volte. Sappiamo tutti benissimo però che oltre ad avere un piano, bisogna anche riuscire ad applicarlo, e ‘the Last Stylebender’ rimane un cliente molto, molto scomodo per chiunque. Credo che Marvin abbia nel suo arsenale tutto ciò che serve per riuscire nell’impresa: uno striking sempre più efficace, uno stile di lotta applicato alle MMA di livello elitario, cuore e benzina per continuare a spingere nei championship rounds. Nel primo match aveva già dimostrato di aver interpretato il suo avversario correttamente e di avere le caratteristiche giuste per creargli seri problemi. Da allora è cresciuto tantissimo ed il suo bagaglio tecnico si è ulteriormente affinato. Il momento è arrivato. Gli auguriamo di fare il match perfetto e regalarci una gioia storica nella notte di UFC 263.

 

Written by Luca Antonozzi
(Soprav)vive a Milano insegnando fisica nei licei. Adepto della pratica marziale e del frastuono più insopportabile.

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