MINI KHABIB – Il fenomeno dei Mini Khabib imperversa ancora nella rete e chiunque segue sul web le MMA non ha potuto fare a meno di notarli. Sì, è proprio un fenomeno virale che fa guadagnare click e attira l’attenzione di milioni di spettatori e anche di nomi come McGregor e Cejudo.
Ma perché?
Si era partiti nemmeno un paio di mesi fa, dalla comparsa dei marmocchi sui social, in particolare su TikTok e Instagram fino alla costruzione di interi canali a loro dedicati, specialmente all’influencer Hasbullah Magomedov e alle sue peripezie in giro per il mondo.
Tutti hanno scritto su di loro, chi tra indignazione e allarmismo, e chi invece ne ha seguito la scia descrivendo le loro gesta tra risate e scenette buffe. Gli elementi centrali del fenomeno, riguardano l’ambiguità nel non capire se si tratta di bambini oppure no, il tutto unito al mondo del fighting, al Daghestan, a ipotetici match e alle scenette divertenti nelle quali i piccoli selvaggi hanno fatto da protagonisti. Basti guardare il delirante video in cui Hasbullah muore per aver pippato troppa cocaina: da non crederci!
Tutto è orbitato intorno alla figura di Hasbullah e per capire chi sono questi minion basta guardare il nostro vecchio articolo. In realtà sono usciti dei comprimari che, per così dire, hanno gravitato intorno alla dimensione nanesca, da Abdu Rozik, al Nano Ottomano, fino alla bambina Kylie Meade che indossando parrucche daghestane e seguendo il campione Khabib, ha collezionato fotografie con tutti i fighter UFC incontrati.
Ed Hasbullah ha fatto di tutto per cavalcare la tigre del web, il cortocircuito dei SEO e dei feed, condividendo video a nastro, lanciando il guanto di sfida a destra a manca, cercando di trovare contatto con tutte le star del jet set lottatorio americano.
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L’ultima sua trovata è stata quella di provare a coinvolgere perfino Conor McGregor, pubblicando un video – per altro a livello di editing ben costruito – dove il nanerottolo dà una svolta alla sua carriera. In questa narrazione, il lillipuziano con movenze da boss, si trova di mattina appena alzato a osservare pensoso il match tra Floyd Mayweather e Logan Paul svoltosi nemmeno tre settimane fa.
Stupefatto benché grintoso decide di andare dal suo manager per scegliere tra un ventaglio di avversari quello che ritiene possa fargli guadagnare più soldi. E chi poteva mai scegliere? Proprio McGregor, in quanto secondo lui, parla e ha parlato troppo dunque necessita una lezione che lo azzittirà per sempre.
Il manager però, sebbene intimorito, gli spiega che non è fattibile per la grande disparità di peso, e lo spinge quindi verso un avversario affrontabile che può rientrare nella sua categoria, ovvero Henry Cejudo con il quale tra l’altro era già in ballo una sorta di challenge su Instagram. In tutto ciò il suddetto manager finge di non aver soldi e tira freccette usando come bersaglio una foto di Dana White. Che follia!
E insomma la fiera delle boiate ha finalmente raggiunto il suo picco e il fenomeno va sfruttando tutti i grandi nomi in un glorioso colpo di coda. È naturale in fondo succeda questo: l’esaurimento della mediaticità è alle porte e si cerca di accaparrarsi gli ultimi spicci nel tentativo di orientare l’attenzione dell’utenza verso il pantheon dei big UFC: è il canto del cigno.
È noioso? Beh, comincia ad esserlo. Perché è solo in apparenza attinente alle MMA e semmai si dimostra analiticamente interessante a livello di comunicazione, in virtù del provare a capire, come in breve tempo, il pubblico è stato sedotto da questi Mini Khabib, in particolar modo dalla piccola peste di Hasbullah.
Termina qua dunque il nostro ciclo di trattazione sui Mini Khabib, un movimento che non ha lasciato il segno, che in qualche caso ha fatto sorridere, e che tuttavia fra pochi mesi tutti dimenticheranno. Sebbene soldi ne abbia creati tra click e magliette, in un tilt di connessioni con grandi star e gli sguardi sdegnati di chi ha trovato tutto riprovevole ma portatore di guadagno.
Come diceva Oscar Wilde: “Nel bene o nel male, purché se ne parli”. Alla prossima sana sciocchezza ragazzi!
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