UFC – Ci sono lottatori che continuano a far parlare di loro, anche se non combattono. Questo perché hanno fatto tantissimo quando combattevano. Khabib Nurmagomedov è senza dubbio uno di questi: il daghestano si è ritirato dopo aver accumulato un perfetto 29-0, da campione di una delle categorie storicamente più ricche di talento, da #1 pound for pound.
Dopo aver battuto Justin Gaethje per sottomissione al secondo round, si è voluto ritirare per onorare una promessa fatta a sua madre. Nonostante alcune voci e alcuni tentativi, lui non ha lasciato dubbi: si è ritirato definitivamente. Recentemente ha voluto parlare della sua vita lontano dall’ottagono, di cosa gli manca della vita da atleta professionista, pro e contro della vita da “civile”:
Sto vivendo la vita di una persona normale, non quella di un atleta professionista, – Penso che la vita di un atleta professionista sia in un certo modo simile a una prigione. Perché ogni giorno devi fare esattamente le stesse cose: allenarti, riposare, poi allenarti ancora, poi riposare. Vivi allo stesso modo, allo stesso ritmo, senza rallentare.
Quando rallenti, non sei più un campione. Quindi mi sono solo liberato di prigione in un certo senso.
ha detto Khabib a UFC Russia. Ha poi approfondito la questione pro e contro del ritiro:
Beh, mi manca quasi tutto, se così si può dire, – Ci sono davvero tanti momenti dove mi manca il senso della competizione, lo spirito di competizione. Ci sono tante cose che mi mancano. Semplicemente perché ho passato tutta la vita a farle. No, non c’è stato un solo momento dove ho avuto dubbi o rimpianti sulla mia decisione. Però, mi mancano l’ambiente della competizione in sè, i training camp, perdere peso, e così via.
Perché diventa una specie di dipendenza e non riesci a liberartene, è semplicemente lì. A volte vorresti solo entrare nell’ottagono e spaccare culi, combattere per cinque round di fila e lavorare duro. Ma questa è la vita. Anche se non adesso, forse a un certo punto avrei mollato questo sport comunque.
Dopo ha parlato delle questioni che spesso accendono gli appassionati, quando discutono: e il record di difese titolate? Ma se avesse affrontato questo o quello? Quanto sarebbe rimasto al top?
Solo il tempo dirà se è stato il momento giusto per ritirarmi, – È sempre così. Dovevo ritirarmi o non dovevo? Possiamo speculare all’infinito. Khabib avrebbe potuto affrontare questo o quello, ma è una discussione che non finisce mai. Ci saranno sempre nuovi sfidanti, nuovi campioni. Molto più giovani, molto più affamati. C’erano prima di me e ci saranno dopo di me.
Quindi devi tenerlo a mente e lasciare questo sport quando arriva il momento. L’uomo più ricco, è l’uomo autosufficiente. Se hai la quantità giusta di ogni cosa, sei in pace con la tua testa e con i tuoi pensieri, sei il più ricco di tutti. Anche senza milioni, senza fare la bella vita, se quello che hai è abbastanza sarai sempre il più ricco.
Khabib è ritenuto praticamente all’unanimità il più grande peso leggero di sempre, di conseguenza anche il più grande campione dei pesi leggeri di sempre, avendo anche raggiunto il record di difese titolate nella divisione. Per lui però, la cintura non ha mai significato chissà cosa:
Ovviamente è il punto più alto del nostro sport, vincere la cintura, diventare il fighter migliore, – ho raggiunto questo punto più alto e sai cosa, non ho provato tanta soddisfazione ad essere onesto. Immagino che tante persone pensino “wow!” e simili, ma io non ho sentito quel tipo di brivido. Non mi sono sentito come mi sarei aspettato. Ho pensato che avrei avuto più soddisfazione ma non è stato così.
I suoi pensieri adesso sono concentrati su altro: aiutare quelli vicino a lui, i suoi compagni di allenamento, ad avere successo, a raggiungere risultati importanti:
Ho dei ragazzi intorno a me che hanno iniziato insieme a me, erano insieme a me fin dall’inizio di tutto, – Voglio aiutarli a raggiungere i loro obiettivi e ad avere successo nel modo in cui vogliono loro.
Affronteranno lo stesso percorso che io ho già passato e posso essere utile, aiutarli con i miei consigli. Sanno che possono contare su di me.
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