Dana White sul decesso in BKFC: “Qualcuno è scioccato?”

Dana White ha commentato la tragedia avvenuta la scorsa settimana, dopo un incontro in Bare Knucle Fighting Championship il fighter Justin Thornton è deceduto. Una notizia tristissima, ma anche molto preoccupante per fan delle MMA, perché che lo vogliamo o no, la bare knuckle boxing  (pugilato a mani nude) è più vicina al mondo delle arti marziali miste che alla vera boxe.

Gran parte dei fighter che entrano a far parte della BKFC sono infatti ex fighter di MMA, che cercano un posto dove combattere e guadagnare qualcosa prima del ritiro. Tra i tanti c’è anche la leggenda delle MMA italiane Alessio Sakara. Ma parliamo chiaramente, non è la boxe a mani nude il problema, ma le condizioni dei fighter che entrano in quel ring circolare. A fare la differenza tra la vita e la morte infatti sono quasi sempre i controlli medici prima degli incontri, e le valutazioni delle commissioni atletiche.

A tal proposito si è espresso il presidente della UFC Dana White, che non è stato per nulla leggero nei confronti della promotion, la Bare Knuckle Fighting Championship. In un’intervista dopo la sesta settimana dei Contender Series ha detto:

“Prima di tutto, qualcuno è scioccato? Dico, nella Bare Knuckle Fighting… Non sono un grande fan. Mi preoccupo quando qualcuno [dei nostri fighter] se ne va e va lì. Penso ‘Oh mio dio’ “.

“Ma quando ci pensi, abbiamo organizzato combattimenti per 25 anni. Ho fatto oltre 7000 incontri senza nessun infortunio grave”.

“Ogni anno spendiamo più di 20 milioni in spese mediche, 20 milioni l’anno. Salute o benessere o qualsiasi cosa possa essere. E il 25 percento dei nostri atleti, li mandiamo dagli specialisti. Quindi se un uomo arriva e i suoi test cerebrali falliscono, è irregolare, e lo mandiamo da uno specialista. Se c’è qualcosa di irregolare col suo cuore, lui o lei va a vedere uno specialista del cuore. E noi spendiamo soldi per scoprire se c’è qualcosa che non va in lui”.

“Come risultato, dei nostri controlli pre – match, nel corso degli ultimi 20 anni abbiamo trovato 10 atleti che avevano problemi medici potenzialmente fatali o da fine carriera. Che non dovrebbero combattere, che se non fossero stati in UFC probabilmente avrebbero combattuto e sarebbero probabilmente morti”.

“Quindi noi non dovremmo essere messi neanche nella stessa frase con la Bare Knuckle Boxing. Sono due mondi diversi. E sì, ci dispiace molto sentire che quest’uomo sia morto. Ma non vedrete mai nessuna di queste altre organizzazioni fare il tipo di test medici, di salute e sicurezza che facciamo per i nostri atleti”.

Dana White quindi ci tiene a ricordare che la UFC presta molta attenzione a chi entra in gabbia. In effetti, in 25 anni non sono mai accadute vere tragedie, grazie anche ai rigidi test medici. La speranza è che tutto continui per sempre ad andare bene, e che anche la UFC si ricordi sempre che alcuni incontri, per quanto potrebbero vendere bene, non andrebbero mai organizzati.

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2 anni ago
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Written by Giorgio Daino
Amante delle arti marziali, seguo le MMA da quando ero un bambino. Il mio obiettivo è di far conoscere agli italiani uno degli sport più esaltanti e adrenalinici del mondo. Ho una cintura marrone di Karate, qualche anno di Kickboxing alle spalle e dei maldestri tentativi di imparare il Jiu Jitsu.

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