UFC – Un, due, tre… stella! No, non si sta parlando della serie sudcoreana Squid Game, bensì della serie di casi di violenza domestica che si sta abbattendo tra i fighter UFC. Che sia necessaria una normativa? Ce lo si sta chiedendo, ed è forse bene farlo.
In meno di tre settimane ben tre casi hanno sconvolto la promotion procurando malumori, commenti e dichiarazioni da parte di staff e giornalisti. Si parte da quello di Jon Jones, accusato di aggressione alla fidanzata, e poi si continua con l’arresto di Luis Pena, reo di aver picchiato due donne contemporaneamente. In ultimo Chuck Liddell, anche lui coinvolto in una situazione spiacevole di violenza familiare, sebbene le fonti confermino che l’aggressore nell’alterco fosse non lui, ma la moglie.
Cosa sta succedendo? Tutti insieme adesso?
No, in realtà no. La lista si può allungare guardando al passato. Si può menzionare ad esempio che il mese scorso il veterano UFC Jason Miller ha subìto la stessa sorte, oppure Abdul Razak Alhassan, l’ultimo avversario di Di Chirico, che nel 2018 fu accusato di stupro. Ma ci sono anche le truci storie di Thiago Silva e Cody East, molto tristi da ricordare, e tante altre sepolte più o meno profondamente sotto i tappeti degli ottagoni.
In relazione a ciò, UFC ha sempre avuto un comportamento ondivago tra il cercare di prendere le distanze, il punire decisamente, e il far finta di niente. Basti guardare questi ultimi giorni: Luis Pena out da UFC, mentre Jon Jones rimane indisturbato allenandosi per il big match del 2022. I motivi di questa differenza di trattamento sono più che ovvi.
Getting tired of looking these up. Chuck Liddell in jail. Domestic battery. pic.twitter.com/Lk4IcVCE6q
— BOOzanne (@SoozieCuzie) October 11, 2021
Negli Stati Uniti in realtà le promotion di altri sport come NBA per il basket, MLB per il baseball, NFL per il football, e NHL per l’hockey hanno preso provvedimenti, diversi tra loro, nonché tutti efficaci. Provvedimenti nel senso di policy, ovvero normative che prevedono sanzioni legali contro gli atleti che commettono in generale azioni criminali e nel caso specifico quelle di violenza domestica.
A essere onesti una linea di condotta ce l’ha anche UFC, ma è così vaga e poco incisiva che è possibile tranquillamente confermare la sua poca utilità in queste situazioni. UFC sembra un’eccezione rispetto alle altre promotion sportive americane e questo perché vuole provare a gestire le questioni caso per caso, cercando di mantenere a galla i fighter per i quali ne vale la pena, mentre al contrario per gli altri – meno importanti e fruttuosi a pay-per-view – c’è la porta.
È dunque forse arrivato anche per UFC il momento di seguire le linee di queste promotion e redigere puntualmente una policy che metta ben in chiaro le posizioni dell’azienda di fronte ai casi così frequenti di violenza domestica o altri simili. Vogliamo fare un sillogismo esemplificativo molto, ma molto casuale?
“Jon Jones picchia la fidanzata – la policy prevede il rilascio dalla promotion – Jon Jones è fuori da UFC”.
E come lui tutti gli altri, che siano in alto o in basso nei ranking, che facciano guadagnare poco o tanto. Non si tratta di fare egualitarismo di facciata, bensì di guardare a quella che è la realtà, e di avere la responsabilità nell’intervenire. Mano decisa, severa, senza moralismi e giustificazioni: chi fa serie stupidaggini viene sanzionato come le linee prevedono, senza sconti e senza valutazioni estemporanee.
Questa potrebbe sembrare forse una posizione un po’ troppo netta, e magari lo è. Tuttavia anche altre riviste, e importanti tra cui Bloody Elbow negli USA, l’hanno presa in carico come richiesta esplicita verso UFC. Quel che si teme è che l’indifferenza e il menefreghismo di fronte a questo tipo di realtà, contribuiscano a che esse diventino sempre più frequenti e impunite.
E voi cosa ne pensate di questa posizione? Siete d’accordo con l’agire in modo deciso oppure preferite una linea più soft come quella attuale? Fatecelo sapere con moderazione nei commenti.
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