UFC, Dana White e le parole proibite: “UFC non è politicamente corretta”

UFC – Durante i weigh in dell’ultima Contender Series è stata pronunciata una delle parole proibite: terrorista. Proibite, e anche giustamente, perché fuori luogo, senza motivo alcuno e di un cattivo gusto che va oltre il politicamente corretto.

L’autore di questa bravata è stato l’israeliano Oron Kahlon che in questo modo ha apostrofato il suo avversario, l’afghano Javid Basharat, tra l’altro vincente nell’incontro che si è tenuto il giorno successivo. L’incidente mediatico, come si può immaginare, è stato catturato in video e diffuso attraverso i social immediatamente e rapidamente come di solito avviene.

Tale scambio di parole è stato considerato esagerato e fortemente scorretto visto il luogo in cui si è tenuto, ovvero UFC dove i fighter, sì lottano, ma non per ideali politici morali, bensì per soldi e fama. In tutto ciò il presidente Dana White non si è mostrato colpito e ha, come sempre, minimizzato l’accaduto definendolo come parte dello “sport duro” quale le MMA sono.

Ecco le sue parole quando i giornalisti gli chiedono se voleranno sanzioni:

“Si deve fare qualcosa al riguardo? Lo faranno stanotte. In fondo questa è una delle cose belle di questo sport. L’ho detto più volte: questo non è uno sport tenero, è duro, vengono dette tante cose cattive, e la giustizia alla fine darà il suo responso”.

E conclude affermando:

“In queste situazioni il modo migliore per risolvere le cose è combattere, nei limiti della legalità e venendo anche pagati per questo. E questo è quello che succederà quando si incontreranno”.

Dana White stabilisce che in UFC, diversamente rispetto ad altre promotion e sport, si può “attraversare la linea”. UFC non imporrà mai dei limiti sulla libertà di espressione dei fighter poiché, come tuonano le parole del big boss, UFC non sarà mai il luogo del politicamente corretto. Sebbene il mondo segua questa via.

“In questo folle mondo dove viviamo, UFC non darà mai un posto al politicamente corretto”.

È interessante la prospettiva che Dana White riesce sempre a fornire per dare una lettura posteriore a questi incidenti. Si appella alla libertà di espressione e al valore di non essere politicamente corretti in un mondo appesantito da incessanti accuse e visioni o bianche o nere. Se da una parte lo si può anche sostenere, dall’altra potrebbe essere utile andare ad analizzare caso per caso e non lasciarsi andare alle retoriche senza steccati.

Visto come vanno certe cose a livello politico e culturale, è il caso di permettere ai fighter di dire quello che vogliono, offendendo persone e popoli interi? Non sarà che come al solito, il presidente utilizza questo argomento fantoccio come pretesto per tirarsi fuori dalle situazioni? È un nascondersi di fronte alla responsabilità di mettere paletti, che non riguardano la libertà di espressione, bensì il buon senso.

Perché in tutto ciò non redarguire i fighter che nei loro trash talk vanno a toccare argomenti sensibilmente delicati? Una delle risposte potrebbe essere che semplicemente non interessa farlo. Non immischiarsi in questioni che solo all’apparenza sono esterne, e tirare avanti per la propria strada senza dare quel contributo civico che promotion di tale portata potrebbero portare avanti.

Non si tratta di obbligare a leggi morali, ma di stabilire semplici regole di contenimento. Regole senza le quali, è stato permesso a Conor McGregor di imporre un nuovo modello, quello di insultare tutto e tutti senza un minimo di moderazione, come del resto è successo ultimamente nei confronti di Poirier e moglie, oppure all’epoca contro Khabib, la sua cultura e la sua famiglia.

Tuttavia su una cosa White aveva sicuramente ragione: la giustizia. E questa è stata fatta: Basharat, l’afghano terrorista, ha dominato l’avversario per tutti e tre i round, prima di sottometterlo per guillotine choke verso la fine del match. Il monumento della giustizia ha fatto vincere un contratto UFC all’afghano e adesso si è in attesa del suo esordio ufficiale in una delle prelims dei prossimi eventi.

Eh sì Dana, spostando l’asse del discorso, tutto torna. O meglio, si fa tornare.

E voi cosa ne pensate della questione? Siete d’accordo con il big boss o mettereste delle sanzioni specifiche per questi casi?

Written by Angelo Cenni
Caporedattore di TWISTERMMA.IT, seguo le MMA praticamente fin dall'inizio perché mi piace veder il sangue che scorre. Però solo per questioni evolutive. Sì, anche perché amo la volontà di potenza.

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