Khamzat Chimaev è tornato. Il Lupo della Cecenia, un treno inarrestabile che quando si abbatte sui suoi avversari non lascia neanche il tempo per respirare. Dopo più di un anno di stop a causa degli effetti a lunga termine del Covid, “Borz” è tornato nell’ottagono a UFC 267. Ancora una volta ne è uscito senza un graffio, senza assorbire un singolo colpo. Nei suoi quattro incontri in UFC ha inferto 254 colpi totali, ricevendone solo due, portando a casa quattro performance bonus.
La storia di Khamzat Chimaev: la guerra in Cecenia
Chimaev, prima dell’evento di sabato, ha parlato con Brett Okamoto in una bellissima intervista, in cui non si è limitato al solito “Smesh everyone”. Ha parlato della sua vita, che iniziò in Cecenia nel bel mezzo di una guerra. Cecenia e Russia infatti combatterono in un conflitto armato tra il 1994 e il 1996, per poi ritornare alle armi tra il 1999 e il 2009.
“Sono cresciuto con la mia religione, in un piccolo villaggio. Erano tempi duri. Quando sono arrivato al mondo c’era la guerra. Erano tempi difficili, senza cibo, non era un bel periodo. Adesso va tutto bene, tutto va meglio, sono felice per il mio Paese. Faremo qualcosa per questi ragazzi, per queste persone. Quando vinco i miei incontri, se posso dare un sorriso a queste persone, sono felice”.
Se molti pensano di arrivare da situazioni difficili, c’è poco peggio di una guerra contro una super potenza come la Russia. Khamzat ha aggiunto:
“C’era la guerra. Guerra contro la Russia, poi le persone in Cecenia sono andate in guerra contro i ceceni, tante stron**te. Non so perché sono successe queste cose, che hanno ucciso tante persone. Perché non possiamo vivere normalmente? Quando nasci in mezzo a queste cose, dopo non vuoi più vederlo. Molte persone non hanno mai visto la guerra, non sono cresciute lì. È normale vederlo in TV, o nei film, ma quando sei lì, non ci vuoi essere”.
Khamzat Chimaev era solo un bambino quando ha assistito al conflitto, e ricorda bene la paura e la tensione che si respirava, insieme ai pericoli in cui la guerra mette anche i bambini.
“Trovavamo cose, tipo le granate. Alcuni miei amici le trovarono e furono uccisi, perché non sapevano usarle. Tanti bambini sono morti così. C’erano sempre i militari che venivano nella tua casa, controllavano tutto. Io ero un bambino, ero molto nervoso, non sapevo cosa aspettarmi”.
Adesso però Khamzat Chimaev e la sua famiglia vivono in Svezia, dove tutto questo è solo un lontano ricordo.
“Adesso tutto è a posto. La mia famiglia sta bene, vivo in Svezia, il Paese più sicuro. Anche nel mio Paese tutti vivono felici, spero che che sarà sempre così”.
Dalla lotta alle MMA, guardando Conor McGregor
Le prime esperienze nel combattimento per “Borz” furono proprio nel suo piccolo villaggio in Cecenia, dove la lotta è lo sport tradizionale. Come per noi italiani è ad esempio il calcio.
“Lo sport tradizionale nel mio villaggio è il wrestling. Se non fai wrestling da bambino. Scherzavamo con i ragazzi che non venivano ad allenarsi, [li chiamavamo] femminucce. Devi allenarti nella lotta, devi essere duro”.
Ha raccontato sorridendo Chimaev, consapevole che quello che era vero nel suo piccolo villaggio non lo è nel resto del mondo. Lui amava la lotta, ma arrivato in Svezia da immigrato, non poteva competere:
“Non avevo i documenti, non potevo competere e essere un grande campione mondiale. Ma non ho perso per sette anni. Molti ragazzi contro cui ho vinto erano in competizioni mondiali e campionati. Un ragazzo è stato pure ai giochi olimpici, ho vinto contro di lui 10 a 0. Non puoi vincere meglio nel wrestling”.
Ad ispirarlo ad entrare nelle MMA fu poi il famosissimo Conor McGregor, lo stesso che anni dopo provò a sfidare, venendo però arrestato una volta messo piede in Irlanda.
“Lo guardavo in fabbrica. Guardavo i suoi incontri, stavo lavorando quando combatteva contro Aldo. Stavo lavorando di notte in fabbrica, mi sono preso 15 minuti per guardare il suo incontro. Stavo guardando e (pensavo) se questi ragazzi fanno tutti questi soldi, tipo milioni, perché non posso farlo io?”
Il rapporto con la madre e con le donne
Per Khamzat Chimaev, la cosa più importante è occuparsi di sua madre, la donna che ha badato a lui e alla sua grossa famiglia per tanti anni, tra guerre e viaggi in altri Paesi.
“Prendermi cura di mia madre è la cosa più importante. Fino a quando è nella mia vita farò qualsiasi cosa per lei. So che tutti dovranno andarsene da questo mondo, farò di tutto perché sia felice, perché lei ha fatto così tante cose. Eravamo sei bambini, mio padre lavorava in Russia da qualche parte, sei bambini e senza soldi”
Per concludere ecco la frase che più ha stupito di Chimaev, riguardante le donne. Perché lo sappiamo, molti musulmani del Caucaso, come Khabib e Islam Makhachev, hanno in passato fatto alcuni commenti sulle donne che non si sposano per nulla con la società libera e progredita di oggi. Khamzat Chimaev, nonostante le stesse profonde radici nella cultura islamica, ha voluto mettere in chiaro che lui la vede in modo diverso:
“Io penso che le donne siano le persone più forti in questo mondo. Alcuni pensano tipo, le donne. Lo sai, vedo tanti ragazzi parlare delle donne. Io ho grande rispetto per le donne, perché sono guerriere”
Il commento dell’intervistatore sulle donne bell’islam è fuori luogo e vittima di luoghicomuni e ignoranza nei confronti dell’Islam. La dichiarazione di Islam è normalissima per un musulmano e anzi nell’Islam la donna è considerata molto meglio che in Occidente (non è un caso che la figura più importante del Corano, dopo quella del Profeta è Maria la madre di Gesù)