BJJ: Gracie, la storia dietro l’origine del clan, poligamia e segreti nel libro di Rickson

Carlson, Rickson, Rorion, Royce, Royler, Rolls: se non fosse esistita questa generazione di Gracie forse non esisterebbe la UFC, e neanche le MMA così come le conosciamo oggi. Ma come è stata costruita la dinastia di guerrieri che ha dato origine al brazilian jiu – jitsu prima, e al Vale Tudo poi?

Secondo Rickson Gracie, pagando un prezzo moralmente piuttosto alto. Carlos Gracie, zio di Rickson, ebbe ventuno figli da sei diverse donne. Suo fratello minore Helio, padre di Rickson, ne ebbe ufficialmente nove da sua moglie Margarida. Tuttavia, la realtà dei fatti era ben diversa. Una realtà che lo stesso Rickson apprese solo da adulto e che non venne mai resa pubblica fino all’uscita del suo libro “Breathe: a life in flow”. Qui i dettagli, raccolti in una lunga intervista rilasciata dall’ex fighter al podcast Trocaçao Franca.

“Mio padre e suo fratello volevano creare un clan di fighter, e per farlo non potevano limitarsi ad una sola relazione, facendo un paio di figli con una sola donna. Così mio zio si sposò sei volte, mentre mio padre una sola, ma ebbe nove figli da altre due donne. Poi ci misero tutti insieme in una grande famiglia.

Prima o poi qualcuno doveva raccontare la verità. Io stesso non la conoscevo quando ero un bambino, fino ai sedici anni ho sempre pensato di essere figlio di Margarida e non avevo idea che le cose potessero stare diversamente. Ad un certo punto cominciai ad unire i puntini e a capire come stavano davvero le cose. Scoprii infatti che mia madre non poteva avere figli, e quindi d’accordo con mio padre accolse i figli che lui ebbe dalla relazione con Isabel, una tata che lavorava a casa nostra da sempre”.

Fu così che nacquero Rickson, Rorion (co fondatore di UFC) e Relson: figli di Helio Gracie ed Isabel, ma ufficialmente nati all’interno del matrimonio tra Helio e Margarida, che in ogni documento risulta a tutti gli effetti madre dei tre. Tuttavia, Helio non si sarebbe fermato qui. Avrà infatti altri sei figli – tra cui Royce e Royler – con un’altra donna.

“Quando avevo dodici anni, mio padre mi chiese se avrei voluto avere altri fratelli. Risposi di sì, ma pensai che era una domanda davvero strana. Così salimmo in macchina ed andammo a Botafogo, entrammo in un appartamento al sesto piano e ci aprì una donna. Dietro di lei cominciarono a spuntare delle testoline. Quattro per l’esattezza: Rolker, Royler, Royce e Rerika”.

La madre dei bambini era Vera, una dipendente dell’accademia Gracie di Rio de Janeiro. Avrebbe avuto ancora due figli da Helio in seguito.

“A quel punto mio padre mi disse “questi sono tutti tuoi fratelli”. Per me fu una sorpresa tutto sommato piacevole. Lo stesso non si può dire di mia madre Margarida. Per lei fu traumatico, perché non sapeva di questa relazione né della seconda famiglia di mio padre”.

Ai tempi, Helio era un uomo estremamente rispettato nella comunità marziale e nella società brasiliana. Per nascondere la verità sulla nascita dei primi tre figli, Margarida usava dei cuscini per fingere di essere incinta. La scoperta della seconda famiglia di Helio con Vera la ferì profondamente, e Rickson cominciò a ridimensionare la figura di Helio come padre e marito.

“Ci rimase molto male quando scoprì di Vera ed Helio, e cominciai a vedere un lato di mio padre – che non chiamerei forse mancanza di rispetto, ma mancanza di amore, di relazione con mia madre – che mi fece soffrire. Capii che non avrei voluto una relazione di quel tipo per me, una relazione debole, con una persona che non sa cosa faccio, che non è d’accordo con i miei desideri. È diventato un esempio negativo per il mio futuro.

Ho visto mia madre arrivare a deprimersi, ad essere triste per non aver potuto soddisfare i desideri di mio padre, sentirsi un fallimento, anche se ha fatto tutto per amore. Col passare degli anni l’ho vista perdere la gioia di vivere, e questo ha avuto un grosso impatto su di me. Ho capito che non avrei mai voluto essere così. Per quanto ammirassi mio padre e guardassi a lui come un esempio, sentivo che gli mancava qualcosa a livello relazionale.

Quando hai dodici, tredici anni, non capisci nulla della vita. Ma vedi tua madre seduta in un angolo a piangere senza motivo, le chiedi se è tutto ok e lei ti risponde di sì. Capisci che cerca di nascondere il suo dolore. Cominci a leggere tra le righe e ti rendi conto che ci sono cose che hanno un impatto emotivo anche se non sono palesi. Capisci che c’è qualcosa sotto il tappeto. E devi fare finta che ti vada bene così”.

La storia di Margarida e della doppia (tripla?) vita di Helio è incredibilmente rimasta segreta per quasi sessant’anni, nonostante la famiglia Gracie sia sterminata e diversi membri oltre a Rickson dovessero essere a conoscenza della realtà dei fatti.

L’ex fighter ha anche raccontato di essere rimasto in contatto con la madre biologica Isabel dopo aver scoperto la verità, ma a quanto pare neanche lei era a suo agio con l’idea di renderla pubblica.

“Dopo aver scoperto la verità, lei ha continuato ad essere parte della famiglia, veniva a trovarci e noi l’abbiamo sempre trattata bene. Dopo tutto era la nostra tata diventata seconda mamma, no? Ma anche dopo che la verità era venuta fuori non ha mai voluto parlarne apertamente, non ha mai voluto ammettere di essere nostra madre. L’unica volta che ho provato ad affrontare l’argomento ero già sposato, e lei disse che nella sua famiglia nessuno lo sapeva perché aveva mantenuto il segreto. Ha voluto così ed io non me la sono sentita di forzare le cose, così ho accettato la sua scelta”.

La storia raccontata da Rickson apre sicuramente una breccia nell’aura di mito che da sempre circonda il clan Gracie, ricordandoci che nessun essere umano è infallibile e che spesso per raggiungere grandi obiettivi il prezzo da pagare è altissimo. La domanda è sempre la stessa: quanto e cosa è giusto sacrificare per affermare sé stessi?

 

 

Published
2 anni ago
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Storie di MMA
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Written by Luca Antonozzi
(Soprav)vive a Milano insegnando fisica nei licei. Adepto della pratica marziale e del frastuono più insopportabile.

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