UFC – È la domanda che tanti si fanno e che tuttora anche noi ci facciamo: per quale diavolo di motivo ancora non abbiamo visto il ritorno di Jon Jones sull’ottagono?
Cerchiamo di partire, per così dire, dall’inizio. Era il febbraio del 2020, a UFC 247, quando Jon Jones riuscì, in un match dai risvolti un po’ controversi, a portare a casa la vittoria contro quello che all’epoca era il grande contender dei massimi leggeri, Dominick Reyes.
Controverso perché la vittoria di Bones fu per decisione unanime in un match sostanzialmente controllato dall’avversario a parte gli ultimi due round sicuramente a favore del campione di New York. I cartellini dei giudici furono tutti e tre a favore di Jones, mentre nei media scores 14 su 21 davano tranquillamente la vittoria a Reyes, come del resto molti di noi che l’abbiam vista live.
In realtà era da parecchi incontri che non si vedevano prestazioni esaltanti da parte di Jones: da Thiago Santos, a Smith, fino al riabilitato Gustafsson, mentre prima di allora le condanne da parte dell’USADA e gli arresti della polizia – come anche ultimamente – avevano condizionato significativamente la sua carriera e la sua vita.
Si arriva all’agosto del 2020 quando Bones decide che per combattere nuovamente, stavolta nei pesi massimi e contro Francis Ngannou, uno dei più spaventosi della categoria, le cose dovevano cambiare. Innanzitutto che lasciava vacante il titolo dei massimi leggeri, e poi che il suo pay out avrebbe dovuto essere simile a quello di Deontay Wilder.
Quest’ultimo, nel match contro Tyson Fury del marzo di quell’anno, aveva incassato tra i 25 e i 30 milioni di dollari. Ricordiamo che generalmente Jones metteva in tasca per ogni match poco più di 1 milione, tra salario base, bonus, PPV e sponsor vari. Troppo poco per lui o solo una scusa come tante?
Da quel momento lì, quindi dall’estate del 2020, il nulla. Soltanto video sporadici su Instagram di un Bones molto ingrassato e per certi versi fuori forma, nei quali mostrava allenamenti con i pesi, corse su tapis roulant, e altre cose di poco valore.
Tutti lo aspettano e soprattutto vuole un suo ritorno il boss Dana White, che ogni tanto butta là qualche offerta, come ad esempio l’ultima di un eventuale match contro l’ex campione Stipe Miocic per quest’estate. In ogni caso ce ne sono altri di fighter e tutti validi, da Tai Tuivasa fino a Curtis Blaydes e perché no, anche Ciryl Gane.
Ma Jon Jones riuscirebbe dopo tutto questo tempo ad affrontare gente di questo livello e di un’altra categoria, intendendo ad un gradino così differente rispetto a prima? Un po’ la risposta la dà lui dicendo che non è pronto e che si deve preparare bene, e come dargli torto. Prendere tutto quel peso e reimpostarsi a livello muscolare è una cosa che richiede tempo, impegno e cervello.
Ok, ma alla fin fine quando torna? Perché niente fa capire che sembri almeno vicino a tornare, nonostante qualche laconica dichiarazione di picco fisico nella prossima estate. La sensazione è che manchino le motivazioni per attivarsi in un’avventura per niente facile.
I fattori possono essere molti, come la ruggine dell’assenza, la pericolosità degli avversari, gli obiettivi a livello fisico che non sono stati raggiunti, e non solo, anche un’età che avanza, sebbene i 35 anni che compirà quest’estate ancor non sono così tanti.
Voci dicono che tornerà “chissà quando”, magari fra un bel po’, per un unico e ultimo match di addio allo sport. E magari quando ci sarà un avversario più avvicinabile che sarà campione e in qualche modo più alla portata.
Si pensa proprio al format di GSP e del suo fantomatico riapparire contro Michael Bisping nel 2017 dopo ben quattro anni di assenza. Comeback, vittoria e saluti a tutti quello che lo rivolevano sul palcoscenico. E ovviamente enorme pay out; si dice che GSP ci guadagnò 10 milioni di dollari, insomma quasi come la boxe di Wilder e Fury.
E voi cosa ne pensate? Lo rivedremo presto, magari con Miocic dopo l’estate, o siete anche voi per l’ipotesi “format GSP/milioni di dollari”?
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