UFC – Se lo dice il Conte Bisping probabilmente c’è da fidarsi. Anderson Silva è stato ed è veramente una leggenda, e il confronto con Bruce Lee, in questo senso, trova seriamente la sua ragion d’essere. Senza dubbio alcuno.
In un video del suo canale YouTube Bisping afferma come Anderson Silva sia da reputare come un GOAT, uno dei più grandi di tutti i tempi, e lo dice come se non fosse una sua interpretazione, una sua opinione, bensì come un fatto, cioè una cosa oggettiva che tutti possono tranquillamente dichiarare.
Su The Spider se ne sono dette tante, e in passato benché molti già ammettessero la grandezza fuori dall’ordinario, un certo dibattito la metteva in dubbio. Qualcuno parlava di incompletezza e poi di doping, altri di scorrettezza e malcelata arroganza. Infine qualcuno evidenza un numero non bassissimo di sconfitte: tutte cose che mettevano in ombra la sua statura.
Ma l’atleta brasiliano, e Bisping non ha assolutamente torto, è un personaggio che veramente è andato oltre tutte queste cose.
Come molti tanti atleti di altissimo livello, Anderson Silva proviene dal fango. Può essere brutto affermarlo in questo modo, ma è intenzionale per far capire come le sue condizioni di partenza non fossero le migliori: povertà e stenti lo hanno temprato affinché sin da ragazzo cominciasse ad avere voglia di riscatto tuffandosi nelle arti marziali. Il muay thai e il taekwondo furono le prime a cui si avvicinò verso i 14 anni.
Sconfitto nel suo primo match da professionista nelle MMA non si perse d’animo, e cominciò a collezionare vittorie che lo portarono a conquistare il titolo giapponese Shooto Sakurai e ad approdare con velocità allo storico Pride. La sua agilità e imprevedibilità nello striking lo fecero ben presto emergere come uno dei più pericolosi avversari che ci si poteva trovare davanti.
Sebbene all’inizio venisse considerato dal marketing un underdog, The Spider stupiva tutti e in pochi minuti generalmente lasciava i suoi avversari al tappeto finalizzati rapidamente tra combinazioni, elusioni e colpi fatali. Era chiaro che il suo ingresso in UFC, la promotion che all’epoca stava completando il suo monopolio, era proprio dietro l’angolo.
Qua arrivarono i fighter pericolosi, ma Silva in pochi match era già campione incontrastato dimostrando anche una certa qualità nel combattimento a terra. Non efficace certamente come Khabib, il brasiliano riusciva comunque a costruire dei colpi di scena e stupire tutti arrivando a sottomettere fighter che almeno sulla carta erano più forti e esperti nel BJJ. L’armbar subito da Chael Sonnen è difficile da dimenticare.
Il successo arrideva al fighter campione e il pubblico non faceva che osannarlo. È nel picco che qualcosa prende una strana piega. Un carattere provocatorio cominciò a farsi sentire e il primo match con Weidman sembrò far cadere Silva dall’olimpo dei migliori. Nel secondo incontro invece un orribile infortunio, decretò la sconfitta e la lunga pausa per riprendersi. In seguito fu trovato positivo al doping due volte e le squalifiche lo portarono fuori dal radar dei suoi fan per molto tempo.
È durante queste vicissitudini, che avvennero i match con Michael Bisping, vinto da quest’ultimo dopo 25 minuti di sangue e ferocia agonistica, e quello con Daniel Cormier, nei quali per un pelo non portò a casa la vittoria. Il tempo passato fuori dall’ottagono cominciava a farsi sentire e The Spider non riusciva a tenere il passo. Ma voleva farlo, tentava, non si rassegnava a un destino che lo voleva trascinare nei confini del cimitero degli elefanti.
La grandezza di Anderson Silva fu proprio in questo, oltre che per la sua sublime competenza nell’arte lottatoria. Il mai arrendersi, nonostante gli errori e le casualità del destino: povertà, depressione, successo improvviso, malattie, infortuni, doping. Lui non si è mai perso d’animo e ogniqualvolta cadeva, la sua energia interiore lo portava a rimettersi in piedi trasformando gli errori in lezioni.
La sua volontà di potenza lo ha portato a rimettersi sempre in gioco con coraggio e determinazione, come del resto proprio gli ultimi tempi vanno a confermare. Infatti dopo una serie di sconfitte in UFC lascia ragionevolmente le MMA, tuttavia senza appendere le scarpe al chiodo. Inizia una carriera pugilistica, dove il suo rispolverato striking torna a mietere vittime. L’ultima è quella di una settimana fa, ovvero Tito Ortiz steso come se niente fosse.
In effetti alla luce di tutto questo Bisping non sbaglia a fare il confronto con Bruce Lee. Perché se di leggenda si sta parlando, tutta l’epopea di Anderson Silva de Franca, la rappresenta in pieno. E come lui anche altri, non bisogna dimenticarlo: da Jose Aldo, a Conor McGregor financo a Jon Jones, per molti versi si può fare lo stesso discorso.
Un discorso che contempla contraddizioni ma anche fatti oggettivi, proprio quelli di cui ha parlato il Conte.
“Il successo è per coloro che sono in grado di resistere alla tempesta, mantenendosi saldi”
cosi dicevano I Ching, e su questo The Spider ha anche superato Bruce Lee.
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