UFC – Cosa poter dire dell’ultimo co-main event di UFC 274? Si sta parlando del match tra Rose Namajunas, attualmente ex campionessa, e quella che invece lo è adesso, ovvero Carla Esparza.
Un incontro semplicemente terrificante, noioso, senza nessun picco. Le fighter sono state a girarsi intorno per gran parte del tempo, al di là di qualche piccolo affondo o tentativo di portarsi a terra. Un ultimo round leggermente migliore fa sì che questo non sia proprio il match più brutto della storia, ma insomma, ci siamo quasi.
Cosa può aver causato tale povertà d’animo ai nostri occhi?
Ci si può riflettere e andare a cercare una qualunque motivazione, tuttavia quello che hanno percepito tutti, e che in fondo ha decretato anche la sua debacle, è stata la prestazione della Namajunas. Lei viene additata come la responsabile della bruttura, ma lo è stata veramente? La risposta è sì, irrevocabilmente sì.
Generalmente in questi tipi di match si formano delle aspettative, soprattutto guardando i precedenti, sulle prestazioni di chi sta più sulla cresta dell’onda, sotto il faro dell’attenzione. E in Rose, qualcosa è andato realmente storto.
Che fosse la sua giornata no, come dice il suo coach e compagno di vita Pat Barry, è ben chiaro. Inoltre aggiunge che la fighter ex-campionessa si era proprio bloccata, ha mandato all’aria il game plan costruito insieme, e quasi evitava il contatto. Chiosa col dire che era la prima volta che succedeva una cosa del genere.
Dall’altra parte l’attuale campionessa Carla Esparza afferma:
“Ho provato a farle pressione, ero io che spingevo, ero l’aggressore, quella che teneva il centro dell’ottagono, ma lei non ha mai voluto aumentare il ritmo”.
E chiude dicendo:
“È difficile combattere contro qualcuno che non vuole combattere”.
Le considerazioni portano dunque a un risultato palese: Rose era fortemente insicura. E ciò oltre a riferirsi al match, si traduce probabilmente in un’insicurezza che la ragazza porta con sé nel profondo. Quante volte l’abbiamo sentita dire: “I’m the best” prima di iniziare gli incontri per automotivarsi o anche alla fine tra le lacrime e gli abbracci di chi la festeggiava o intervistava?
Chi ha guardato il match di sabato scorso, probabilmente ricorda un altro dei più brutti della storia: quello tra Ngannou e Lewis, vinto da quest’ultimo a UFC 226 nel luglio 2018. Anche in quel caso fu terribile, tutto il tempo a saltellare e praticamente ad evitare il contatto.
Qual era la motivazione? L’insicurezza di Ngannou, dopo la sconfitta subita nel primo match con Miocic e gli screzi con Dana White, il quale aveva ampiamente dimostrato la sua delusione per il fighter franco-camerunense. È una questione di aspettative, triste dramma degli umani quando si sentono sotto pressione e devono dimostrare. Ciò porta all’insicurezza di combattere, all’ansia da prestazione e dunque a match brutti come questo di Rose.
Tuttavia l’importante è riprendersi e ricostruire la fiducia con sé stessi e il futuro che si ha davanti. Almeno così si spera. In fondo non è questa una delle qualità più importanti di un campione vero?
E voi cosa ne pensate? È stata veramente l’insicurezza di chi deve “dimostrare qualcosa”, a decidere la bassezza di questo match?
Comments
No Comments