MMA – George St-Pierre, 40 anni fra un mese, ex-campione pluridecorato UFC, è qui per noi a spiegarci le tecniche nelle scene di alcuni film, tra sorrisi e risate. L’atleta canadese ormai ritiratosi dalle scene da più di 3 anni, non manca comunque di trattenere col suo carattere umile, autentico e solare.
Si inizia con Warrior, dove il campione canadese ne approfitta per spiegare le basi e gli scopi del BJJ, “l’arte brasiliana della delicatezza”. Tra l’altro nella scena troviamo Anthony Johnson, vittima come GSP preannuncia, di un double leg e successivamente di una kimura entrambi realizzati con maestria.
E tutto spiegato passo passo come il campione sa giustamente fare. Oltretutto vengono rivelati anche alcuni segreti, cose magari sentite vagamente, che adesso possiamo in un certo qual modo acquisire come serie conoscenze di sfondo.
È la formalizzazione di alcune dinamiche interne oltre che alla disciplina, anche agli incontri veri e propri. Una sorta di etica più o meno nota al pubblico, che GSP sciorina in modo semplice ma non elementare, e che ad ogni modo, è sempre interessante riascoltare.
Arriva il momento di John Wick 2 e del fantastico Keanu Reeves, che per molti versi non sembra assolutamente essere estraneo al Ju-Jitsu, come ben fa notare GSP. In tutto ciò spiega i diversi tipi di armbar e le conseguenze alle quali essi possono portare.
Vengono analizzate le diverse fasi del combattimento a cui consegue un tributo a quello che sono le MMA. GSP parla di un fighting globale, completo in tutto e per tutto, dalle tecniche, alla filosofia, fino all’arte coreografica e dunque a un certo grado di bellezza estetica.
Si passa da un film americano a uno cinese di Hong Kong, cioè Flash Point, dove tra crocifissi, triangoli e takedown improbabili ma possibili, si va a fondo sulle varie tecniche di attacco e difesa. Questo è a detta di GSP il film più realistico, in cui gli attori non sono dei casual bensì degli autentici professionisti del fighting.
Interessante è la scena, dove l’attore che subisce l’armbar riesce a scappare incredibilmente dalla situazione proprio come fece all’epoca Dan Hardy, “l’uomo di gomma” epiteto datogli appunto da GSP dopo la fine del loro match.
In ultimo Redbelt, un film del 2008 che racconta anch’esso una storia riguardante il Ju-Jitsu. Ne esce nuovamente una spiegazione sulle regole e i limiti dell’arte marziale. È un mix tra psicologia e botte, in cui l’ego deve abbandonare il tatami per permettere alla logica razionale del combattere, di prevalere.
Fondamentale in tutto ciò è l’accettare di crescere tecnicamente pian piano e nondimeno saper perdere, al fine acquisire le contromisure per potersi correggere. Come dice GSP e il maestro del film, dove c’è uno ostacolo c’è sempre un modo per uscirne. Aspettate, ma stiamo parlando di arti marziali o filosofia spicciola?
Beh, sembrano film e alla fine dei conti sono film, tuttavia il modo con cui ne parla St-Pierre dimostra quanto di reale in tutto ciò vi è dietro. Come già successo con Stephen Thompson e adesso appunto con GSP, questi video dimostrano come nei film le arti marziali vivono e del resto si possano dunque trasmettere nella cultura.
Avere inoltre dei maestri che sanno analizzare e spiegare quello che vediamo, è bello. Lo è soprattutto per il fatto che lo fanno con simpatia, in leggerezza, riuscendo a coniugare con semplicità l’emozione della settima arte con la marzialità del fighting d’eccellenza.
Anche se la domanda può sembrare banale: a voi piacciono questi film? E vi piace il fatto che a spiegarveli step-by-step siano dei professionisti?
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