UFC, Luke Rockhold é pronto: “Datemi un avversario o me ne vado!”

UFC – La carriera di Luke Rockhold è efficacemente rappresentata da una strana parabola. È stato campione Strikeforce dei pesi medi, imbattuto con 9 vittorie consecutive. Poi è passato alla UFC nel 2013, portando con se tantisismo hype. Ma è partito male, anzi malissimo. Sconfitta per KO all’esordio contro Vitor Belfort. Poi però ha vinto cinque match di fila, tutti per finalizzazione, con tre sottomissioni e due TKO. Uno di questi ai danni di Chris Weidman, in un match che è stato più che imbarazzante per il wrestler americano. E sembrava sarebbe dovuto essere campione per tanto tempo.

Rockhold è un atleta completo. È forte in piedi, è fortissimo nel grappling, ha un high kick sinistro imbarazzante per quanto è perfetto. È anche un grande arrogante, cosa che gli è costata la simpatia del grande pubblico. Perché non è un arroganza alla Conor McGregor, di chi è convinto dei propri mezzi. No, quella di Luke è la credenza di essere migliore degli altri. Un po’ come l’amico ricco e snob che tutti abbiamo e tutti odiamo. Quando parla dà sempre l’impressione di star leggendo il Vangelo, vuole che le persone lo ascoltino e lo venerino. Genuinamente crede di essere ben migliore di chiunque altro.

Nel 2016, in uno dei più grandi sconvolgimenti di un match di MMA, Michael Bisbing ha stupito il mondo. Di più: lo ha shockato. Nel primo round manda KO il buon Luke, vendicando la su sconfitta di qualche anno prima, vendicandosi per tutta la supponenza che Luke gli aveva dedicato. Da quel momento la poca simpatia rimasta nei confronti del povero Rockhold è finita definitivamente, dopo una conferenza stampa post match in cui letteralmente disse a Bisbing:

“Sei stato fortunato, se combattiamo altre 10 volte vinco tutte e 10”

Luke poi avrebbe dovuto combattere di nuovo contro Weidman, ma il match saltò ripetutamente. Riuscì a combattere per il titolo a interim, ma perse contro Romero. Poi salì nei massimi leggeri e fu colpito da un treno. Un treno dalle sembianze di Jan Błachowicz. Questo nel luglio del 2019. Un infortunio lo ha tenuto fermo a lungo, poi il covid. Nell’ultimo periodo, Luke ha ripreso ad allenarsi e ha ripreso anche a parlare. E non le manda a dire a nessuno.

“Voglio combattere. Ma voglio combattere contro qualcuno che mi ecciti, e che soprattuto ecciti i miei fan. Non voglio combattere contro qualcuno, giusto per. L’ho già fatto. Sono stato campione Strikeforce. Sono stato campione UFC. Datemi qualcuno che mi ecciti oppure me ne vado.”

Il messaggio è chiaro: Luke non vuole uno qualunque. Si era parlato molto di un possibile match contro Khamzat Chimaev, uno che ha messo la divisione welter e quella dei mesi in allerta. Ma a Chimaev hanno già trovato un avversario. Dunque cosa aspettarsi per Luke?

“Ho 36 anni, ho già toccato le vette di questo sport e credo ancora di essere uno dei migliori. Ho perso il titolo mondiale contro Yoel Romero. Chi tra questi top 10 avrebbe combattuto contro Yoel nel suo prime?”

Indipendentemente da tutto bisogna riconoscere la verità e i meriti di Luke Rockhold. Solamente due decisioni in ventuno match, nella vittoria o nella sconfitta ci ha regalato grandi match. E soprattuto tanta magia, soprattutto in quel calcio sinistro. Chissà se la rivedremo ancora. Non ci resta che sperare.

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2 anni ago
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Written by Luigi Russo
Nato nel '96 e cresciuto a Napoli da madre cosentina e padre casertano, studio medicina, e nel tempo libero viaggio in giro per il mondo e mi incanto guardando le MMA.

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